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Citi Digital Asset Monthly – Ethereum in primo piano: l’analisi di agosto 2025

Articolo a cura di Salvatore Bilotta – sintesi e commento al report Citi Research (19 agosto 2025)


Premessa: un contesto turbolento per le crypto

Il 2025 si è rivelato un anno pieno di ostacoli per gli asset digitali. Dopo un avvio promettente, con mercati fiduciosi su nuove regole più chiare e un crescente interesse istituzionale, la situazione è cambiata bruscamente in aprile. L’annuncio dei nuovi dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti ha infatti innescato un’ondata di avversione al rischio (“risk-off”) che ha colpito in maniera violenta tutti gli asset più speculativi, criptovalute in primis.

In questo contesto, Ethereum (ETH) ha sofferto più della media: il suo valore è crollato di oltre il 55%, una perdita più pesante rispetto a quella di Bitcoin e delle altre principali criptovalute. Questo dato non sorprende se pensiamo che Ethereum, a differenza di Bitcoin che è visto soprattutto come “oro digitale”, è strettamente legato al mondo della finanza decentralizzata (DeFi), della tokenizzazione e delle applicazioni su blockchain: settori che risentono maggiormente dei momenti di sfiducia globale.

Eppure, proprio quando il sentiment sembrava ormai compromesso, il mercato ha trovato la forza di invertire la rotta. Dai minimi di aprile, ETH ha recuperato con decisione fino a segnare un +30% da inizio anno a metà agosto. Un rimbalzo di questa portata non avviene per caso: dietro c’è stato un insieme di fattori che hanno ridato ossigeno al settore.

Da un lato, sono arrivati stimoli politici e normativi. Il GENIUS Act, una nuova legge volta a promuovere l’innovazione digitale, e l’ordine esecutivo del governo USA che consente di includere le crypto nei piani pensionistici 401(k), hanno dato un segnale fortissimo: le criptovalute non sono più viste solo come strumenti speculativi, ma stanno entrando sempre più in un quadro regolamentato e “istituzionale”.

Dall’altro, ci sono stati eventi di mercato che hanno acceso ulteriormente l’interesse. Un esempio è l’IPO di Circle, la società che emette la stablecoin USDC, che ha contribuito a rafforzare la credibilità del settore agli occhi degli investitori tradizionali. A ciò si è aggiunto un ritorno graduale di fiducia sugli asset di rischio in generale, con gli investitori pronti a rientrare sul mercato dopo il sell-off primaverile.

Il risultato complessivo è che Ethereum, da fanalino di coda, è tornato a occupare un ruolo centrale nella narrativa crypto del 2025, dimostrando ancora una volta la sua resilienza nei momenti di stress.


📊 Grafico chiave: Figura 1 – Cryptocurrencies sold off broadly during tariff-induced risk-off; ETH rebound – Pag. 2

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Dominanza di Bitcoin in calo, Ethereum guadagna terreno

Per molto tempo l’intero mercato delle criptovalute ha avuto un punto di riferimento preciso: la dominanza di Bitcoin. Con questo termine si intende la quota che la capitalizzazione di Bitcoin rappresenta rispetto al totale del mercato crypto. Storicamente, ogni volta che questa percentuale scendeva, ciò significava che stava iniziando una nuova fase di entusiasmo sulle altcoin, ossia tutte le altre criptovalute oltre a BTC.

Questa volta, però, la dinamica si presenta in modo diverso e decisamente più interessante. Dal crollo di aprile, non sono state le altcoin minori a catalizzare i flussi, ma Ethereum. ETH ha più che raddoppiato la sua quota di mercato, passando da livelli depressi a una posizione di forza che non si vedeva da tempo. Questo non è solo un rimbalzo tecnico: è un vero e proprio cambio di equilibri.

Il motivo è legato alla natura stessa di Ethereum. Se Bitcoin è percepito come una riserva di valore – spesso definito “oro digitale” – Ethereum rappresenta la spina dorsale di tutto l’ecosistema applicativo della blockchain. È sulla sua rete che si sviluppano le piattaforme di finanza decentralizzata (DeFi), i progetti di tokenizzazione degli asset (immobili, obbligazioni, arte digitale) e gran parte delle innovazioni che stanno attirando sempre più attenzione da parte di regolatori e istituzioni.

Il fatto che oggi sia ETH – e non un’altcoin di nicchia – a beneficiare del calo della dominanza di Bitcoin ha un significato preciso: non si tratta della solita rotazione ciclica e speculativa, ma di un cambiamento strutturale. Gli investitori sembrano riconoscere che Ethereum non è più soltanto una “seconda opzione” dietro Bitcoin, ma un asset con un suo ruolo centrale e crescente nell’infrastruttura finanziaria del futuro.

Questa transizione segna un passaggio di testimone che potrebbe ridisegnare gli equilibri del settore nei prossimi anni: Bitcoin resta il simbolo e il punto di riferimento storico, ma Ethereum sta assumendo il ruolo di motore operativo, il “carburante” che alimenta la nuova economia digitale.


📊 Grafico chiave: Figura 2 – Bitcoin dominance breakdown, ETH taking share – Pag. 3

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ETF ed Ethereum Treasury: nuovi protagonisti del mercato

Uno dei motori principali che hanno sostenuto il recente rally di Ethereum è stato senza dubbio il successo dei nuovi ETF dedicati all’asset. Quando questi strumenti sono stati lanciati, nel luglio 2024, i flussi erano stati piuttosto tiepidi: molti investitori istituzionali guardavano con diffidenza alle crypto, reduci da mesi di volatilità e incertezze normative. Ma la situazione si è ribaltata nei mesi successivi.

Dal maggio 2025 in poi, complice il ritorno di fiducia sugli asset di rischio e la crescente pressione competitiva tra gestori, gli afflussi sugli ETF di Ethereum hanno registrato una vera e propria esplosione. Nel giro di poche settimane, i flussi netti hanno superato i 10,5 miliardi di dollari, portando il totale degli asset in gestione a circa 14 miliardi. Si tratta di un traguardo importante perché significa che gli ETF non sono più un canale marginale, ma stanno diventando il principale veicolo attraverso cui gli investitori istituzionali si espongono a ETH.

Per chi non fosse pratico, gli ETF (Exchange Traded Fund) sono fondi quotati in borsa che replicano l’andamento di un asset, nel nostro caso Ethereum. Il loro vantaggio è che permettono a banche, fondi pensione e grandi investitori di accedere al mercato crypto senza dover gestire direttamente wallet, chiavi private o questioni di custodia. In altre parole, semplificano enormemente l’ingresso di capitali tradizionali nel mondo delle criptovalute.

Accanto a questo fenomeno, sta emergendo un altro trend che ricorda molto ciò che avvenne con Bitcoin qualche anno fa: quello delle Ethereum Treasury Companies. Si tratta di società quotate che decidono di allocare parte delle loro riserve di bilancio in ETH, trattandolo come una sorta di asset strategico. È lo stesso approccio reso celebre da MicroStrategy con Bitcoin, ma questa volta applicato a Ethereum.

Il dato che colpisce è che il valore di mercato complessivo di queste aziende è cresciuto in parallelo ai loro acquisti di ETH, che hanno già raggiunto circa 10 miliardi di dollari. Ciò segnala due cose: da un lato, che sempre più imprese credono nella solidità a lungo termine di Ethereum e lo vedono come una forma di riserva alternativa; dall’altro, che gli investitori premiano le società che intraprendono questa strategia, considerandola un segnale di visione e innovazione.

In sintesi, il rally di ETH non si regge solo sulla speculazione dei piccoli trader o sul sentiment del momento, ma è alimentato da nuovi canali di domanda istituzionale: ETF sempre più popolari e società quotate che accumulano Ethereum nei propri bilanci. Due fenomeni che confermano come Ethereum stia consolidando il proprio ruolo nel panorama finanziario globale.


📊 Grafici chiave:

  • Figura 3 – Spot Ethereum ETF flows – Pag. 4

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  • Figura 5 – ETH Treasury Companies’ equity market caps – Pag. 4

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  • Figura 6 – ETH Treasury cumulative holdings – Pag. 4

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Grandi wallet accumulano, piccoli investitori in ritirata

Uno dei dati più interessanti messi in luce dal report Citi arriva dall’analisi on-chain, cioè lo studio delle transazioni e della distribuzione dei token direttamente sulla blockchain. Questo tipo di analisi consente di capire chi sta comprando e chi sta vendendo, offrendo uno sguardo molto più preciso rispetto ai soli movimenti di prezzo.

Il quadro che emerge è chiaro: i piccoli wallet, quelli che detengono meno di 10 ETH, stanno progressivamente riducendo la loro esposizione. In pratica, i piccoli investitori retail approfittano dei recenti rialzi per prendere profitto o semplicemente si lasciano spaventare dalla volatilità, preferendo alleggerire le proprie posizioni. È una dinamica tipica dei mercati crypto: quando il prezzo scende, i piccoli spesso vendono per paura; quando sale, spesso liquidano per monetizzare velocemente.

Al contrario, i grandi wallet – cioè quelli con oltre 10.000 ETH – si stanno comportando in maniera opposta. Stanno infatti accumulando token, incrementando in modo costante le proprie riserve. Questo non sorprende se pensiamo che dietro questi portafogli ci sono quasi sempre attori istituzionali, fondi specializzati o “whale” di lungo periodo. Sono soggetti con una maggiore capacità di resistere alla volatilità e con una visione di investimento più strategica.

A questa dinamica si aggiunge un altro segnale positivo: i saldi di ETH presenti sugli exchange centralizzati sono in calo. Quando le crypto vengono spostate fuori dagli exchange e depositate in wallet privati o istituzionali, significa che c’è meno offerta immediatamente disponibile per la vendita. Questo crea una condizione di offerta ridotta: se la domanda resta stabile o aumenta, i prezzi tendono a salire.

Questa combinazione – piccoli che vendono, grandi che comprano, e meno ETH disponibili sugli exchange – genera quello che gli analisti chiamano effetto squeeze. In pratica, il mercato si trova con meno token in circolazione e maggiore concentrazione in mani forti. Storicamente, questa configurazione ha spesso preceduto fasi di rialzo sostenuto, perché gli investitori istituzionali tendono a trattenere gli asset per periodi lunghi, riducendo ulteriormente la liquidità sul mercato.

Il messaggio di fondo è chiaro: mentre i retail si fanno da parte, i grandi investitori stanno prendendo il controllo del mercato di Ethereum, aumentando la pressione al rialzo sui prezzi e gettando le basi per un potenziale nuovo ciclo bullish.


📊 Grafici chiave:

  • Figura 7 – Wallet distribution: small vs large – Pag. 5

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  • Figura 8 – ETH balances moving off exchanges – Pag. 5

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Non solo tecnica: la rete Ethereum torna a crescere

È importante sottolineare che l’attuale rialzo di Ethereum non nasce soltanto da dinamiche speculative o da flussi istituzionali legati agli ETF. I dati di rete raccontano infatti una storia molto più robusta, che parla di una piattaforma in forte ripresa sotto il profilo dell’utilizzo reale.

Uno dei segnali più incoraggianti è l’aumento costante degli indirizzi attivi, cioè il numero di portafogli unici che effettuano transazioni sulla blockchain di Ethereum. Questo indicatore misura la vitalità della rete: più indirizzi attivi significa più utenti, più applicazioni utilizzate, più ecosistema in fermento. Dopo la fase di stallo seguita al sell-off di aprile, il trend ha invertito la rotta e oggi Ethereum mostra una crescita diffusa di partecipazione.

Parallelamente, assistiamo a una netta ripresa del TVL (Total Value Locked) nella DeFi, cioè il valore complessivo degli asset depositati nei protocolli decentralizzati di lending, trading e investimenti costruiti su Ethereum. Il TVL si avvicina ai massimi del 2021, segnale che gli utenti stanno tornando a fidarsi delle piattaforme decentralizzate e a depositare capitali per trarne rendimento. Per chi osserva i mercati crypto, il TVL rappresenta una sorta di “indice di fiducia” sull’ecosistema: più denaro viene bloccato nei protocolli, più forte è la convinzione che queste applicazioni abbiano valore nel tempo.

Un altro elemento positivo riguarda le commissioni di rete (gas fees), che storicamente hanno rappresentato una debolezza di Ethereum. Nei momenti di congestione la rete diventava costosa da usare, scoraggiando molti utenti retail. Oggi, invece, grazie agli aggiornamenti tecnici e a un migliore bilanciamento della domanda, le commissioni si mantengono su livelli bassi e sostenibili. Questo aspetto è cruciale perché abbassa la barriera d’ingresso e rende Ethereum più accessibile a un pubblico ampio, comprese aziende e istituzioni che stanno valutando applicazioni basate sulla blockchain.

Il mix di più utenti attivi, più capitale bloccato e costi di utilizzo contenuti rende Ethereum una piattaforma molto più solida rispetto al recente passato e la candidata ideale per una nuova ondata di adozione. Se a questo si aggiunge il supporto normativo – con leggi come il GENIUS Act e la crescente attenzione alla tokenizzazione di asset reali come obbligazioni, immobili e strumenti finanziari – il quadro diventa ancora più promettente. Ethereum, insomma, non è soltanto al centro del rally dei prezzi, ma sta dimostrando di essere il motore tecnologico e finanziario della prossima fase di evoluzione delle criptovalute.


📊 Grafici chiave:

  • Figura 9 – Active addresses and low fees – Pag. 6

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  • Figura 10 – TVL approaching 2021 highs – Pag. 6

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Modelli di valutazione e proiezioni

Un aspetto affascinante del report Citi è che, pur non pubblicando un target ufficiale di prezzo per Ethereum, gli analisti mettono a disposizione alcune valutazioni quantitative che aiutano a farsi un’idea del potenziale del token. I modelli interni della banca convergono infatti su uno scenario ancora costruttivo per ETH, indicando margini di rialzo rispetto ai valori attuali.

Tra i principali driver positivi troviamo i fattori macro. Citi sottolinea che la revisione al rialzo del target per l’S&P 500 – un indicatore di fiducia generale nei mercati azionari – si traduce in un sentiment più favorevole anche per gli asset alternativi come le crypto. In altre parole, quando gli investitori vedono prospettive di crescita nell’azionario, tendono a sentirsi più sicuri nel prendere rischio anche altrove, compreso Ethereum.

Dall’altro lato, però, esistono anche elementi che pesano sul bilancio di Ethereum. Un punto importante riguarda i rendimenti da staking. Con il calo di queste ricompense, detenere ETH in staking diventa meno remunerativo. Questo si traduce in un aumento dei cosiddetti costi di “produzione” di Ethereum, cioè nel prezzo minimo implicito che gli investitori sono disposti ad accettare per detenere e bloccare il token nella rete. È un po’ come quando scendono i margini di profitto per un’azienda: la percezione del valore cambia, e il mercato deve riequilibrarsi di conseguenza.

Infine, Citi ha costruito un modello basato sulla crescita degli utenti, che mette in relazione l’adozione della rete Ethereum con il potenziale di apprezzamento del prezzo. Secondo queste simulazioni, con un incremento realistico del 20% degli utenti attivi, ETH potrebbe guadagnare un ulteriore 6% oltre i livelli attuali. Non si tratta di un’esplosione di valore, ma di un segnale importante: anche con ipotesi conservative, Ethereum sembra avere spazio di crescita, sostenuto non solo da speculazione ma da fondamentali legati all’uso effettivo della rete.

Il messaggio chiave è che Ethereum rimane in una posizione di forza: non c’è bisogno di scenari estremi per giustificare nuovi rialzi, basta una progressiva crescita della base utenti e un contesto macro non ostile. In un mercato ancora giovane e volatile, questa stabilità relativa è un fattore che non va sottovalutato.


📊 Grafici chiave:

  • Figura 11 – ETH Model output – Pag. 6

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  • Figura 14 – ETH projection with 20% user growth – Pag. 6

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Correlazioni macro e volatilità

Uno dei punti più interessanti messi in luce dal report Citi riguarda il rapporto tra le criptovalute e i mercati tradizionali. Negli ultimi mesi, le correlazioni tra crypto e azionario si sono indebolite in modo evidente. In passato, soprattutto nei periodi di forte incertezza macro, Bitcoin ed Ethereum tendevano a muoversi quasi in parallelo con l’S&P 500: se l’azionario saliva, salivano anche loro; se scendeva, li seguivano a ruota. Oggi questa dinamica appare meno rigida.

Citi attribuisce questo cambiamento a fattori specifici del mondo crypto. Da un lato, il successo degli ETF su Bitcoin ed Ethereum ha creato canali di investimento dedicati, capaci di attrarre flussi indipendenti dall’andamento delle borse. Dall’altro, il miglioramento del quadro regolamentare – con aperture come l’inclusione delle crypto nei piani pensionistici USA – ha dato alle criptovalute una loro narrativa autonoma, meno dipendente dal semplice “risk-on/risk-off” che caratterizza gli asset più speculativi.

Per quanto riguarda le valute tradizionali, la correlazione con il dollaro USA resta debole e in genere negativa: quando il dollaro si rafforza, le crypto tendono a indebolirsi, e viceversa. È un legame che riflette la natura del dollaro come valuta rifugio e delle crypto come asset di rischio. Più sorprendente è il rapporto con l’oro: storicamente definito anch’esso un “bene rifugio”, il metallo giallo continua a muoversi in modo indipendente rispetto a Bitcoin ed Ethereum. Questo conferma che, nonostante spesso vengano messi nello stesso paniere degli “asset alternativi”, in realtà rispondono a logiche di mercato diverse.

Un altro punto cruciale riguarda la volatilità. Qui le differenze tra Bitcoin ed Ethereum restano nette. Bitcoin appare oggi relativamente più stabile: la sua maturità di mercato e la maggiore adozione istituzionale lo rendono meno soggetto a oscillazioni estreme. Ethereum, invece, continua a mostrare una volatilità molto più elevata, segno della sua natura ancora giovane e dell’importanza che rivestono i flussi speculativi e on-chain. Questa maggiore variabilità può spaventare i piccoli investitori, ma è anche ciò che rende ETH un asset dinamico e con ampie opportunità di rendimento per chi sa gestire il rischio.

In sintesi, il quadro che emerge è quello di un ecosistema crypto che sta progressivamente conquistando una sua indipendenza dai mercati tradizionali. Le correlazioni più deboli e la diversa natura rispetto a oro e dollaro rendono Bitcoin ed Ethereum sempre più un asset class autonoma, con logiche proprie e con rischi – ma anche opportunità – unici.

📊 Grafici chiave:

  • Figura 15 – 1m crypto-equity correlations – Pag. 7

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  • Figura 18 – BTC volatility vs ETH volatility – Pag. 9

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Capitalizzazione, ricerche online e stablecoin

Un altro segnale che rafforza l’idea di un rinnovato ciclo positivo per il settore crypto arriva dai dati sulla capitalizzazione complessiva del mercato. Dopo la correzione violenta di primavera, la capitalizzazione è tornata a crescere con decisione, spinta soprattutto dal recupero di Bitcoin ed Ethereum. BTC ha raggiunto nuove vette, confermandosi come il punto di riferimento per l’intero ecosistema, mentre ETH è tornato a ridosso dei suoi massimi storici, mostrando una resilienza notevole nonostante la forte volatilità degli ultimi mesi.

Ma non è solo una questione di prezzi. Un altro indicatore interessante è l’interesse del pubblico, che Citi misura anche attraverso le ricerche su Google. Ebbene, le query legate a “Ethereum” hanno raggiunto i livelli più alti dal 2021, l’ultimo grande anno di boom per le crypto. Questo ci dice che l’attenzione non è più confinata agli investitori istituzionali o agli appassionati di nicchia: il grande pubblico sta tornando a interessarsi alle criptovalute. Storicamente, l’aumento delle ricerche online ha spesso anticipato l’ingresso di nuovi investitori retail, alimentando ulteriormente i cicli di rialzo.

Infine, un ruolo cruciale lo stanno giocando le stablecoin. La loro capitalizzazione di mercato ha toccato nuovi record, segnale inequivocabile che nuova liquidità sta entrando nell’ecosistema. Le stablecoin, essendo criptovalute ancorate a valute fiat (come il dollaro), rappresentano la “benzina” del sistema: sono lo strumento più usato per muovere capitali dentro e fuori dal mercato crypto. Quando la loro capitalizzazione cresce, significa che gli investitori stanno parcheggiando denaro pronto a essere impiegato per acquistare altre crypto.

In sintesi, la combinazione di una capitalizzazione in crescita, di un rinnovato interesse del pubblico e di un’espansione delle stablecoin suggerisce che il settore non sta vivendo solo un rimbalzo tecnico, ma una fase di re-accumulazione strutturale, capace di sostenere ulteriori rialzi nei prossimi mesi.


📊 Grafici chiave:

  • Figura 20 – Total crypto market cap – Pag. 9

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  • Figura 22 – Google search interest in ETH – Pag. 10

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  • Figura 24 – Stablecoin market cap growth – Pag. 11

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Conclusione operativa

Ethereum sta vivendo una fase di rinnovata centralità, spinta da afflussi istituzionali, ETF, crescita on-chain e cambiamenti strutturali nel mercato crypto. La sfida ora sarà mantenere questa leadership in un contesto macro ancora fragile, dove volatilità e politiche economiche globali possono ribaltare rapidamente gli scenari.


Vuoi scoprire tutti i dettagli e i grafici spiegati passo passo? Iscriviti al canale YouTube per guardare il video completo dedicato al report Citi.





 
 
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