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Trading Catalysts – Fed, azionario e rally degli small cap

Articolo a cura di Salvatore Bilotta, basato sul report di Bank of America Securities (22 settembre 2025).


Puoi scaricare il report completo qui:




Premessa: mercati in cerca di direzione


L’autunno 2025 si apre in un clima di transizione delicata per i mercati finanziari. Dopo mesi di attesa e dibattiti, la Federal Reserve ha deciso di avviare il primo taglio dei tassi d’interesse, una mossa che segna un cambio di passo importante rispetto alla politica restrittiva degli ultimi anni. Tuttavia, se il taglio di settembre ha dato respiro agli investitori, il percorso futuro rimane avvolto dall’incertezza.


Da un lato, l’inflazione mostra segnali incoraggianti di raffreddamento: i prezzi al consumo non crescono più con l’intensità vista tra il 2022 e il 2023, e alcuni indicatori core si stanno finalmente stabilizzando. Dall’altro, la crescita economica americana inizia a perdere slancio: i dati sul PIL si muovono sotto le attese e il mercato del lavoro manda segnali contrastanti, con nuove assunzioni in calo ma con salari ancora resilienti. Questo mix crea un quadro ambiguo, in cui la Fed deve calibrare ogni passo con estrema cautela per non rischiare di fare troppo o troppo poco.


In questo scenario incerto, il report di Bank of America (BofA) individua tre driver centrali che potrebbero determinare la direzione dei mercati nei prossimi mesi:


  1. La politica monetaria della Fed: ogni aggiornamento su inflazione, occupazione e PCE diventa un potenziale market mover, perché guiderà le prossime mosse sui tassi.


  2. L’allargamento del rally azionario oltre le big tech: dopo un 2024 dominato dalle “Magnificent 7”, ora si osserva un ritorno di interesse anche per settori più tradizionali come energia, materiali e industriali.


  3. La spinta degli small e mid cap (SMID): titoli spesso trascurati nei rally precedenti, ma che beneficiano maggiormente di tassi più bassi e di una ripresa economica diffusa, diventando così protagonisti potenziali della nuova fase di mercato.


In altre parole, il contesto autunnale non è né euforico né recessivo, ma piuttosto una fase di riposizionamento strategico, dove investitori e analisti cercano di capire se il taglio della Fed rappresenti l’inizio di un ciclo di stimolo prolungato o solo un aggiustamento tecnico.


📊 Grafico chiave: Exhibit 1 – Key near-term catalysts (pag. 2)

Sintetizza i principali fattori che guideranno i mercati nel breve periodo: decisioni Fed, dati macro (PCE), utili societari e trend settoriali.
Sintetizza i principali fattori che guideranno i mercati nel breve periodo: decisioni Fed, dati macro (PCE), utili societari e trend settoriali.


Fed: dati al centro del percorso di tagli


Secondo gli economisti di Bank of America, il percorso futuro della politica monetaria americana dipenderà in larga parte dai dati macro in arrivo. La Fed, infatti, ha ribadito più volte di non voler seguire un sentiero prestabilito, ma di muoversi “data-dependent”: in altre parole, ogni decisione sui tassi sarà guidata dalle nuove informazioni su inflazione, occupazione e crescita.


Dopo il primo taglio dei tassi di settembre, BofA ritiene probabile un ulteriore taglio entro fine anno, precisamente a dicembre 2025. Tuttavia, lo scenario resta aperto. Un dato in particolare sarà cruciale: il PCE (Personal Consumption Expenditures Index), l’indicatore preferito dalla Fed per misurare l’inflazione.


Se il PCE core dovesse sorprendere al ribasso, indicando che le pressioni inflazionistiche stanno diminuendo più rapidamente del previsto, aumenterebbe la probabilità di un nuovo taglio già a ottobre. Questo accelererebbe il percorso di allentamento monetario e darebbe ulteriore sostegno ai mercati azionari, in particolare agli small e mid cap, molto sensibili ai tassi.


Al contrario, un PCE sopra le attese riaccenderebbe i timori di un’inflazione “sticky”, cioè difficile da domare. In questo caso, la Fed sarebbe costretta a muoversi con maggiore prudenza, rinviando i tagli successivi e mantenendo i tassi più alti per più tempo.


Il mercato si trova quindi in una fase di equilibrio instabile: da una parte prevale l’ottimismo di chi scommette su una politica monetaria più accomodante; dall’altra permane la cautela di chi teme possibili sorprese inflazionistiche in grado di cambiare completamente la traiettoria della Fed. È questo dualismo a mantenere elevata l’attenzione degli investitori, con ogni pubblicazione di dati economici trasformata in un vero e proprio catalizzatore di mercato.


📊 Grafico chiave: Exhibit 2 – S&P 500 EPS revisions vs consensus (pag. 4)

Mostra come le stime di utili per l’S&P 500 riviste da BofA siano più alte rispetto al consenso, segnalando un outlook più ottimista.
Mostra come le stime di utili per l’S&P 500 riviste da BofA siano più alte rispetto al consenso, segnalando un outlook più ottimista.


Azionario USA: utili in crescita e rally degli small cap


Uno dei punti di maggiore rilievo nel report BofA riguarda le stime sugli utili per azione (EPS) dell’S&P 500. La banca ha rivisto al rialzo le previsioni, portandole a 271 dollari per il 2025 (+12% rispetto all’anno precedente) e a 298 dollari per il 2026 (+10% YoY). Si tratta di valori superiori al consenso medio di mercato, segnale che BofA vede uno scenario più favorevole per la redditività delle aziende americane.


Ma c’è un elemento ancora più interessante: il rally non è più concentrato esclusivamente sulle big tech. Negli ultimi anni, la crescita dei mercati azionari USA è stata fortemente legata alle cosiddette “Magnificent 7” (Apple, Microsoft, Nvidia, Alphabet, Amazon, Tesla e Meta). Oggi, invece, anche settori tradizionali come energia, materiali e industriali stanno fornendo un contributo significativo alla crescita degli utili e alla performance degli indici. Questo allargamento della base del rally – la cosiddetta “equity breadth” – è un segnale positivo, perché riduce la dipendenza del mercato da un ristretto numero di titoli.


Un altro dato chiave arriva dal comparto degli small e mid cap (SMID). Questi titoli, spesso più legati all’economia domestica rispetto alle multinazionali, hanno toccato i massimi degli ultimi 4 anni, beneficiando di tre fattori principali:


  1. I tagli della Fed, che riducono il costo del capitale e rendono più attraenti le aziende con bilanci meno solidi.


  2. Il recupero degli utili, dopo anni di sottoperformance rispetto ai grandi colossi.


  3. Valutazioni più convenienti, con multipli P/E inferiori rispetto ai big player, il che offre un margine di rivalutazione interessante.


La storia inoltre gioca a favore di questo segmento. Nei precedenti cicli di riduzione dei tassi, le strategie orientate al Value (aziende sottovalutate con fondamentali solidi) e al Quality (aziende con bilanci robusti e cash flow stabile) hanno offerto le migliori performance proprio tra le small cap. In altre parole, se i tagli della Fed proseguiranno, gli SMID potrebbero rivelarsi uno dei principali protagonisti della nuova fase di mercato.


📊 Grafico chiave: Exhibit 4 – Breadth of earnings revisions (ERR) (pag. 4)

Indica l’allargamento del rally azionario: non solo big tech, ma anche settori come energia, materiali e industriali contribuiscono agli utili.
Indica l’allargamento del rally azionario: non solo big tech, ma anche settori come energia, materiali e industriali contribuiscono agli utili.

AI: non ancora una bolla


Il report di Bank of America dedica un focus importante al cosiddetto AI trade, ossia all’insieme di investimenti e strategie di mercato legati all’intelligenza artificiale. Negli ultimi due anni, il settore ha conosciuto una crescita esplosiva: capitali record sono confluiti nei colossi tecnologici, le IPO di società legate all’AI hanno catalizzato l’attenzione degli investitori e i piani di spesa in data center e infrastrutture digitali hanno raggiunto livelli senza precedenti. Tutto questo ha alimentato il dibattito sulla possibilità di trovarsi di fronte a una nuova bolla speculativa, paragonabile a quella della dot-com a fine anni ’90.


Tuttavia, i dati quantitativi raccolti dagli analisti di BofA suggeriscono che non siamo ancora in una fase di eccesso estremo. Gli indicatori monitorati – tra cui i ritorni a breve termine del Nasdaq, la volatilità realizzata e i segnali di momentum – mostrano valori elevati, ma ancora ben lontani dai picchi raggiunti durante la bolla internet. Per fare un esempio, negli anni ’90 il Nasdaq registrava guadagni trimestrali a doppia cifra e livelli di volatilità fuori scala, mentre oggi, pur in presenza di un rally importante, il mercato appare più bilanciato.


Questo significa che, per quanto il settore tech stia vivendo una fase di entusiasmo e investimenti senza precedenti, ci sarebbe ancora spazio per un’ulteriore crescita sostenibile, soprattutto se i progetti legati all’AI riusciranno a tradursi in miglioramenti concreti di produttività ed efficienza economica. In altri termini, non ci troviamo di fronte a una “febbre speculativa” pura e semplice, ma a un ciclo di innovazione che potrebbe avere basi più solide rispetto al passato.


Per gli investitori, questo implica una riflessione importante: il comparto AI rimane uno dei motori principali del mercato, ma va approcciato con un mix di ottimismo e prudenza, monitorando attentamente i dati reali e distinguendo tra aziende con progetti concreti e casi puramente speculativi.



📊 Grafico chiave : Exhibit 5 – Nasdaq 3m rolling price returns (pag. 7)

Evidenzia l’andamento dei ritorni a 3 mesi del Nasdaq, paragonandolo ai picchi degli anni ’90. Segnala che, pur elevati, non siamo ancora in bolla.
Evidenzia l’andamento dei ritorni a 3 mesi del Nasdaq, paragonandolo ai picchi degli anni ’90. Segnala che, pur elevati, non siamo ancora in bolla.

📊 Grafico chiave : Exhibit 6 – Nasdaq realized vol vs dot-com bubble (pag. 7)

Confronta la volatilità realizzata del Nasdaq oggi con quella durante la bolla dot-com, mostrando come i livelli attuali siano molto più contenuti.
Confronta la volatilità realizzata del Nasdaq oggi con quella durante la bolla dot-com, mostrando come i livelli attuali siano molto più contenuti.

Short squeeze in arrivo sugli SMID?


Un tema che Bank of America mette in evidenza riguarda il mercato delle small e mid cap (SMID), oggi al centro di dinamiche tecniche particolarmente rilevanti. Il dato da cui partire è il livello di short interest, cioè la percentuale di azioni prese in prestito e vendute da investitori ribassisti che scommettono su un calo dei prezzi. Attualmente questo valore è superiore alla media registrata nel periodo post-pandemia, segnale che una parte consistente del mercato mantiene una visione scettica sulla solidità del rally degli SMID.


Il problema – o l’opportunità, a seconda dei punti di vista – è che un elevato short interest rappresenta una sorta di “polvere da sparo” potenziale. Se le condizioni macro migliorassero più rapidamente del previsto – ad esempio con una crescita economica più robusta o con ulteriori tagli dei tassi da parte della Fed – gli investitori ribassisti potrebbero essere costretti a ricomprare in fretta le azioni precedentemente vendute per limitare le perdite. Questo fenomeno è noto come short covering e può generare un rally improvviso e disordinato, amplificando i rialzi già in corso.


Per gli SMID, che sono titoli più piccoli e meno liquidi rispetto ai colossi del mercato, lo short squeeze può avere un effetto ancora più marcato: pochi flussi di acquisto aggiuntivi sono sufficienti a muovere i prezzi in modo significativo. Ciò significa che, in un contesto favorevole, il rally delle small e mid cap potrebbe accelerare molto più velocemente di quello dei grandi titoli, diventando uno dei catalizzatori chiave del mercato azionario nei prossimi mesi.


In sintesi, la presenza di un elevato short interest non è solo un segnale di scetticismo da parte del mercato, ma anche un potenziale carburante per ulteriori rialzi, nel caso in cui lo scenario macro o le mosse della Fed spingessero in direzione opposta alle attese dei ribassisti.


📊 Grafico chiave: Exhibit 7 – Data in the week ahead (pag. 9)

Elenca i dati economici e societari della settimana successiva (PCE, occupazione, trimestrali), fondamentali per indirizzare il sentiment di mercato.
Elenca i dati economici e societari della settimana successiva (PCE, occupazione, trimestrali), fondamentali per indirizzare il sentiment di mercato.


Conclusione


Il messaggio centrale del report di Bank of America è inequivocabile: i mercati guardano con fiducia al futuro, ma il percorso non sarà lineare e dipenderà in larga parte da un unico fattore – l’inflazione.


Se i prossimi dati PCE (Personal Consumption Expenditures), l’indicatore che la Fed considera più rappresentativo, confermeranno il trend di raffreddamento dei prezzi, la banca centrale avrà mano libera per proseguire con i tagli dei tassi. In questo scenario, i settori più sensibili al costo del denaro – come le small e mid cap (SMID) – continueranno a beneficiare, insieme alle strategie orientate al Value e al Quality, che storicamente sovraperformano nei cicli di allentamento monetario.


Ma la storia ci insegna che il percorso può essere accidentato. Se invece i dati dovessero sorprendere al rialzo, indicando un’inflazione ancora “sticky” e difficile da domare, la Fed sarebbe costretta a rallentare il ciclo di tagli. In questo caso, il mercato potrebbe tornare rapidamente in una fase di volatilità elevata, con correzioni improvvise soprattutto nei segmenti più rischiosi e meno liquidi.


In altre parole, il 2025 si sta giocando su un equilibrio sottile: da un lato, la speranza di un atterraggio morbido con crescita moderata e inflazione sotto controllo; dall’altro, il timore che il percorso disinflazionistico si riveli più complicato del previsto. Per gli investitori, ciò significa che non basta cavalcare il trend rialzista, ma serve una strategia selettiva e flessibile, pronta ad adattarsi rapidamente al mutare dei dati macro.


📊 Grafico chiave: Exhibit 8 – Companies reporting this week (pag. 9)

Mostra le principali aziende USA che pubblicheranno i risultati trimestrali, utili per valutare l’ampiezza e la solidità del rally.
Mostra le principali aziende USA che pubblicheranno i risultati trimestrali, utili per valutare l’ampiezza e la solidità del rally.

Questo è solo l’inizio: il mercato ha molto altro da raccontare. 🎯
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Buoni Investimenti
Salvatore Bilotta

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