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Stablecoin e supremazia del dollaro: mito o realtà?

Fonte report: Deutsche Bank Research – Mallika Sachdeva & George Saravelos


Puoi scaricare il report qui:


Premessa: il contesto macro

Negli ultimi anni, le stablecoin hanno compiuto un salto impressionante: da strumenti utilizzati quasi esclusivamente da trader e appassionati del mondo crypto, sono diventate un fenomeno finanziario di scala globale. La loro caratteristica principale è l’ancoraggio a una valuta tradizionale (nella quasi totalità dei casi il dollaro USA), che permette di ridurre la volatilità tipica delle criptovalute “pure” come Bitcoin o Ethereum.


Oggi miliardi di dollari di transazioni vengono effettuati quotidianamente attraverso token come USDT (Tether) e USDC (Circle). Questo le ha rese indispensabili sia come mezzo di scambio digitale sia come strumento ponte tra la finanza tradizionale e quella decentralizzata (DeFi). Non sorprende, quindi, che la loro diffusione abbia acceso un dibattito sempre più intenso tra economisti, investitori e policy maker: le stablecoin rappresentano una minaccia alla supremazia globale del dollaro, oppure un rafforzamento della sua influenza?


Alcuni osservatori hanno ipotizzato scenari di “de-dollarizzazione digitale”, immaginando che, con il crescere delle stablecoin, i Paesi e i mercati possano progressivamente ridurre la dipendenza dal biglietto verde nei commerci internazionali e nelle riserve valutarie. Questa visione, però, non tiene conto di un aspetto fondamentale: quasi tutte le stablecoin oggi in circolazione non sostituiscono il dollaro, ma lo replicano.


Il report di Deutsche Bank interviene proprio su questo punto, chiarendo che le stablecoin non sono ancora una forza di rottura del sistema. Al contrario, il loro utilizzo è ancora ampiamente complementare al dollaro stesso. Dietro ogni token, infatti, c’è un controvalore in USD o asset ad esso collegati, che ne garantisce la stabilità.


In altre parole, più cresce la diffusione delle stablecoin, più si rafforza la centralità del dollaro nel sistema finanziario globale. Non una minaccia al dominio del biglietto verde, dunque, ma un nuovo canale di distribuzione della sua influenza, capace di portare il dollaro anche in contesti dove prima era meno accessibile.


📊 Grafico chiave : Figura 6 – Tether and Circle make up 80% of outstanding stablecoins, with USD-backed stablecoins over 98% of the market today (pag. 10)

Rappresenta la forte concentrazione del mercato delle stablecoin su USDT e USDC e la quasi totale dominanza delle versioni ancorate al dollaro .
Rappresenta la forte concentrazione del mercato delle stablecoin su USDT e USDC e la quasi totale dominanza delle versioni ancorate al dollaro .

Crescita delle stablecoin: un fenomeno da non ignorare

Dal 2020 a oggi, il mercato delle stablecoin ha vissuto una vera e propria esplosione. In soli cinque anni, il valore complessivo in circolazione è passato da poche decine di miliardi a oltre 200 miliardi di dollari. Si tratta di un balzo impressionante, soprattutto se confrontato con l’andamento del resto del settore crypto, che nello stesso periodo ha alternato fasi di boom e crolli improvvisi.


Oggi, le stablecoin rappresentano circa il 70% di tutte le transazioni on-chain, ossia quelle effettuate direttamente su blockchain. Questo dato evidenzia quanto siano diventate centrali per il funzionamento dell’ecosistema crypto. Non sono più viste come un prodotto di nicchia per trader specializzati, ma come uno strumento di uso quotidiano all’interno della finanza digitale.


Per chi si avvicina al tema da neofita, vale la pena chiarire cosa siano. Le stablecoin sono token digitali il cui valore è ancorato a una valuta fiat (cioè una moneta tradizionale emessa da una banca centrale). La maggioranza di esse è legata al dollaro USA: per ogni token emesso, in teoria, esiste un dollaro (o un asset equivalente) detenuto come garanzia. Questa caratteristica permette alle stablecoin di essere molto meno volatili rispetto ad altre criptovalute come Bitcoin o Ethereum.


Il loro utilizzo principale è quello di ponte tra la finanza tradizionale e quella decentralizzata (DeFi). Da un lato, consentono agli investitori di spostare velocemente capitali dentro e fuori dal mondo crypto senza esporsi a forti oscillazioni di prezzo. Dall’altro, fungono da mezzo di scambio per transazioni internazionali, rimesse e perfino pagamenti quotidiani in alcuni Paesi.


In sintesi, la crescita delle stablecoin non è solo quantitativa, ma anche qualitativa: da strumento di trading sono diventate un elemento infrastrutturale della nuova economia digitale, attirando l’attenzione non solo degli investitori, ma anche delle banche centrali e dei regolatori.


📊 Grafico chiave : Figura 6 – Tether and Circle make up 80% of outstanding stablecoins, with USD-backed stablecoins over 98% of the market today (pag. 10)

)Rappresenta la forte concentrazione del mercato delle stablecoin su USDT e USDC e la quasi totale dominanza delle versioni ancorate al dollaro .
)Rappresenta la forte concentrazione del mercato delle stablecoin su USDT e USDC e la quasi totale dominanza delle versioni ancorate al dollaro .

Stablecoin e dollaro: rafforzamento, non sostituzione

Uno dei punti più importanti che emergono dal report di Deutsche Bank riguarda la relazione tra stablecoin e dollaro USA. Spesso si sente parlare di stablecoin come di un potenziale fattore di “disintermediazione” della moneta americana, quasi fossero uno strumento capace di ridurne l’influenza globale. La realtà, però, è ben diversa.

Oggi oltre il 98% delle stablecoin in circolazione è ancorato al dollaro USA. Questo significa che ogni token, per esistere, deve essere sostenuto da dollari veri o da asset denominati in dollari (come Treasury o depositi bancari). Di fatto, quindi, la diffusione delle stablecoin non solo non indebolisce il biglietto verde, ma ne amplifica il ruolo internazionale: più persone usano stablecoin, più cresce la domanda di dollari sottostanti necessari a mantenerne la stabilità.


In pratica, le stablecoin funzionano come una sorta di cassa di risonanza del dollaro. Rendono la valuta americana più facilmente accessibile a chiunque abbia una connessione internet, anche nei Paesi dove l’USD non è moneta legale o dove il sistema bancario non consente l’accesso diretto ai dollari. È per questo che, nei mercati emergenti, l’impatto è particolarmente evidente: milioni di persone stanno iniziando a preferire stablecoin in dollari alle valute locali, viste come meno affidabili e più soggette a inflazione.


Per le banche centrali dei mercati emergenti, questa dinamica rappresenta una sfida cruciale. Da un lato, garantisce maggiore stabilità ai cittadini e alle imprese che si proteggono con dollari digitali; dall’altro, però, erode la sovranità monetaria nazionale, perché riduce l’uso della moneta locale. In questo senso, le stablecoin contribuiscono a rendere il dollaro ancora più dominante negli equilibri finanziari globali, consolidando la sua posizione anche in aree che storicamente avevano tentato di resistere alla “dollarizzazione”.


📊Figura 7 – Understanding the different types of money (pag. 11)

Spiega la differenza tra denaro pubblico (cash e riserve) e privato (depositi bancari e stablecoin) .
Spiega la differenza tra denaro pubblico (cash e riserve) e privato (depositi bancari e stablecoin) .

Implicazioni per i mercati emergenti

Un capitolo particolarmente interessante dell’analisi riguarda gli effetti delle stablecoin in dollari sulle economie emergenti, cioè quei Paesi che hanno mercati finanziari meno sviluppati e spesso valute deboli o instabili. In questi contesti, le stablecoin stanno assumendo un ruolo crescente come mezzo di pagamento alternativo: semplici da usare, accessibili da smartphone e molto più stabili rispetto alla moneta locale.


Per capire il fenomeno, basta pensare a Paesi colpiti da inflazione elevata o da continue svalutazioni della valuta nazionale. In queste situazioni, i cittadini e le imprese cercano strumenti che permettano di preservare il potere d’acquisto. Le stablecoin in dollari diventano quindi un rifugio immediato, perché offrono la possibilità di detenere e scambiare digitalmente una valuta percepita come sicura e affidabile, senza bisogno di un conto bancario in dollari.

Questo porta però a due conseguenze molto rilevanti:


  1. Erosione della sovranità monetaria: quando famiglie e aziende preferiscono usare dollari digitali al posto della valuta nazionale, la banca centrale perde una parte importante del suo potere di controllo. Non può più influenzare in modo efficace l’economia attraverso la politica monetaria, perché la moneta locale diventa meno utilizzata. In pratica, lo Stato perde uno dei suoi strumenti principali di gestione macroeconomica.


  2. Maggiore dollarizzazione dei mercati: il lato positivo è che l’uso di stablecoin in dollari può portare una maggiore stabilità dei prezzi. Se i cittadini si proteggono dall’inflazione locale usando un asset legato al dollaro, riescono a mantenere meglio il proprio potere d’acquisto. Tuttavia, il rovescio della medaglia è che questo processo riduce drasticamente la capacità delle banche centrali di guidare l’economia. Si crea una dipendenza crescente dal dollaro, che diventa ancora più centrale anche in Paesi dove non è la moneta ufficiale.


In altre parole, le stablecoin non solo rafforzano la posizione globale del dollaro, ma possono anche contribuire a spostare gli equilibri interni dei Paesi emergenti, limitandone la capacità di autodeterminazione monetaria. È un processo che porta benefici immediati a cittadini e imprese, ma rischi sistemici per le istituzioni locali.


📊 Grafico chiave: Figura 4 – But there is a growing threat from geopolitical competition and technology that the US needs to respond to (pag. 7)

Mostra la crescita del sistema cinese CIPS come alternativa a SWIFT, segnale di concorrenza sui pagamenti globali .
Mostra la crescita del sistema cinese CIPS come alternativa a SWIFT, segnale di concorrenza sui pagamenti globali .

Regolamentazione e sfida geopolitica

Il report di Deutsche Bank sottolinea un punto cruciale: la vera partita sulle stablecoin non è tecnologica, ma politica e regolamentare. Le infrastrutture digitali per emettere e scambiare stablecoin esistono già e funzionano in maniera efficiente; ciò che farà davvero la differenza nei prossimi anni sarà come i governi decideranno di gestire questo fenomeno.


Se gli Stati Uniti adotteranno una regolamentazione chiara e coerente, integrando le stablecoin nel proprio sistema finanziario, il risultato sarà un ulteriore rafforzamento del dollaro. In pratica, il biglietto verde potrebbe estendere la sua influenza in una forma digitale e globale, raggiungendo miliardi di utenti che magari non hanno accesso diretto al sistema bancario tradizionale. Questo significherebbe consolidare la posizione del dollaro non solo come valuta di riserva internazionale, ma anche come strumento di pagamento quotidiano nel mondo digitale.

Viceversa, se altri blocchi economici si muoveranno più rapidamente, potrebbero emergere alternative regionali. L’Europa, con l’euro digitale e potenziali stablecoin ancorate all’euro, e la Cina, con il renminbi digitale (già in fase avanzata di sperimentazione), rappresentano i principali candidati a sfidare l’egemonia del dollaro. In questo scenario, il rischio sarebbe un processo graduale di frammentazione monetaria, con diverse aree economiche che utilizzano valute digitali differenti per scambi e riserve.


Tuttavia, almeno per ora, lo scenario resta ben definito: l’USD è il re incontrastato. Le stablecoin esistenti sono quasi totalmente ancorate al dollaro, e nessun’altra valuta ha ancora la credibilità, la liquidità e la fiducia necessarie per scalzarne il primato. Ma il messaggio implicito è chiaro: la leadership americana non va data per scontata. Una regolamentazione efficace sarà fondamentale per mantenere il dollaro al centro del nuovo ecosistema finanziario digitale.


📊 Grafico chiave: Figura 5 – Keeping the world on dollar payment rails and the dollar as dominant invoicing currency is deeply intertwined with its reserve currency status (pag. 8)

Dimostra come il ruolo del dollaro nei pagamenti internazionali sia legato al suo status di valuta di riserva .
Dimostra come il ruolo del dollaro nei pagamenti internazionali sia legato al suo status di valuta di riserva .

Conclusione: stablecoin come alleate del dollaro

Il messaggio centrale del report di Deutsche Bank è chiaro e inequivocabile: le stablecoin non vanno viste come una minaccia al dominio del dollaro, ma come un nuovo strumento che ne amplifica la portata globale. Lungi dall’indebolirne il primato, queste criptovalute ancorate alla valuta americana contribuiscono a renderla ancora più pervasiva, diffondendo il dollaro digitale in contesti dove la moneta tradizionale faticherebbe ad arrivare.


Per gli investitori, questo significa che, almeno nel medio periodo, la centralità dell’USD non è affatto in discussione. La crescente adozione delle stablecoin non fa che consolidare la domanda di dollari reali a supporto di questi token, creando una rete parallela che, invece di scardinare il sistema esistente, lo rende ancora più solido.


Il vero punto di attenzione, sottolinea il report, non è la tecnologia in sé, ma la risposta dei regolatori e dei governi. Saranno infatti le decisioni politiche a stabilire se il dollaro digitale potrà diventare un’estensione naturale dell’attuale sistema monetario, oppure se assisteremo a una frammentazione con altre valute digitali in concorrenza (come euro o renminbi).


In ogni caso, le stablecoin segnano un passaggio epocale: per la prima volta, il dollaro si proietta in maniera strutturata nel mondo digitale e decentralizzato, mantenendo intatta – e anzi rafforzando – la sua posizione di valuta di riferimento globale.


📊 Figura 12 – How correspondent banking facilitates a cross-border payment (pag. 15)

Schema che illustra il funzionamento del sistema bancario corrispondente, oggi dominante nei pagamenti globali .
Schema che illustra il funzionamento del sistema bancario corrispondente, oggi dominante nei pagamenti globali .

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Salvatore Bilotta



Grafici e spiegazioni

  • Figura 1 – The USD has been losing ground as a "reserve currency" for central banks (pag. 5)Mostra il calo della quota di dollari nelle riserve delle banche centrali dal 2000 a oggi, segnalando una diversificazione verso altre valute e oro .

  • Figura 2 – But the foreign private sector has continued to increase exposure to US government fixed income (pag. 6)Evidenzia come, nonostante la minore domanda ufficiale, il settore privato estero continui a comprare Treasury e bond USA, sostenendo il dollaro .

  • Figura 3 – The dollar’s use in cross-border activity and payments appears steady and secure at first glance… (pag. 7)Illustra la dominanza del dollaro nei depositi FX, prestiti, emissioni obbligazionarie e pagamenti via SWIFT, confermando la sua centralità .

  • Figura 4 – But there is a growing threat from geopolitical competition and technology that the US needs to respond to (pag. 7)Mostra la crescita del sistema cinese CIPS come alternativa a SWIFT, segnale di concorrenza sui pagamenti globali .

  • Figura 5 – Keeping the world on dollar payment rails and the dollar as dominant invoicing currency is deeply intertwined with its reserve currency status (pag. 8)Dimostra come il ruolo del dollaro nei pagamenti internazionali sia legato al suo status di valuta di riserva .

  • Figura 6 – Tether and Circle make up 80% of outstanding stablecoins, with USD-backed stablecoins over 98% of the market today (pag. 10)Rappresenta la forte concentrazione del mercato delle stablecoin su USDT e USDC e la quasi totale dominanza delle versioni ancorate al dollaro .

  • Figura 7 – Understanding the different types of money (pag. 11)Spiega la differenza tra denaro pubblico (cash e riserve) e privato (depositi bancari e stablecoin) .

  • Figura 12 – How correspondent banking facilitates a cross-border payment (pag. 15)Schema che illustra il funzionamento del sistema bancario corrispondente, oggi dominante nei pagamenti globali .

  • Figura 13 – How stablecoins might change a cross-border payment (pag. 17)Mostra come una transazione con stablecoin possa ridurre intermediari e tempi, offrendo alternative più veloci al sistema attuale .

  • Figura 14 – The share of US Treasuries held by foreigners has fallen from a peak of 55% to just 32% (pag. 20)Evidenzia il calo della quota di Treasury in mano estera, un potenziale rischio per il finanziamento USA.

  • Figura 15 – The foreign private sector holds as many long-term US Treasuries as the official sector (pag. 20)Mostra che i privati esteri detengono ormai tanti Treasury quanto i governi, ma con scadenze più lunghe.

  • Figura 16 – The euro is used for about 60% of extra-EU trade transactions today (pag. 22)Evidenzia l’ampio ruolo dell’euro nel commercio intra-UE ed extra-UE .

  • Figura 17 – But the US’s role in global invoicing is far larger than its share in global trade (pag. 22)Confronta la sproporzionata centralità del dollaro come valuta di fatturazione rispetto al suo peso nel commercio mondiale .

  • Figura 18 – RMB invoicing in China’s trade has only just recovered to 2015 levels (pag. 25)Mostra la quota di commercio cinese fatturato in RMB, ancora limitata e lontana dal livello del dollaro .

  • Figura 19 – The offshore CNH deposit base in HK has also only just returned to 2015 levels (pag. 25)Evidenzia la debolezza della base di depositi offshore in yuan, un freno alla sua internazionalizzazione .


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