Lo Stato dell’Industria dei Semiconduttori USA 2025
- Salvatore Bilotta
- 22 set
- Tempo di lettura: 9 min
Autore: Salvatore Bilotta – Sintesi e analisi dal report SIA (Semiconductor Industry Association)
Premessa: un settore strategico per l’economia globale
I semiconduttori non sono più semplici componenti nascosti all’interno dei nostri smartphone o dei computer. Nel 2025, rappresentano la spina dorsale dell’economia digitale e influenzano praticamente ogni settore strategico: dall’intelligenza artificiale alle comunicazioni 5G e 6G, dalla difesa nazionale alle auto elettriche e persino ai primi sviluppi del calcolo quantistico. In altre parole, senza semiconduttori non esisterebbero né i servizi digitali che utilizziamo ogni giorno né le innovazioni che guideranno il futuro.
Gli Stati Uniti mantengono ancora un ruolo centrale in questo scenario, con oltre il 50% dei ricavi globali derivanti dai chip prodotti da aziende americane. Tuttavia, la loro quota di produzione fisica è drasticamente diminuita: dal 37% del 1990 al 10% nel 2022. Questo significa che, sebbene la leadership in termini di innovazione e design sia rimasta forte, gran parte della produzione si è spostata in Asia, in particolare a Taiwan, Corea del Sud e Cina.
Per colmare questo gap, Washington ha varato una serie di incentivi senza precedenti, sia pubblici che privati. Stiamo parlando di oltre 500 miliardi di dollari di investimenti già stanziati, che puntano a riportare sul suolo americano una fetta importante della produzione di chip. Questo movimento non è solo economico, ma anche geopolitico: ridurre la dipendenza dall’Asia significa rafforzare la sicurezza nazionale e garantire continuità alla filiera tecnologica, oggi sempre più vulnerabile a tensioni internazionali e shock improvvisi.
📊 Grafico chiave: U.S. Semiconductor Ecosystem Map – Pag. 6

Investimenti e capacità produttiva
Tra il 2020 e il 2025, l’industria dei semiconduttori statunitense ha vissuto un vero e proprio rinascimento industriale. In soli cinque anni sono stati annunciati oltre 100 nuovi progetti distribuiti in 28 stati americani, dalle nuove fabbriche di chip (le cosiddette fab) fino a impianti per la produzione di materiali e componenti fondamentali per la catena del valore. Questo piano industriale senza precedenti punta a triplicare la capacità produttiva nazionale entro il 2032, riducendo così la dipendenza dalle forniture estere e garantendo maggiore sicurezza strategica.
Un ruolo chiave in questo processo lo ha giocato l’Advanced Manufacturing Investment Credit (AMIC), un incentivo fiscale pensato per sostenere le aziende che investono in impianti avanzati. Nel 2025 la percentuale del credito è stata portata al 35%, rendendo gli Stati Uniti uno dei Paesi più competitivi al mondo per attrarre capitali nel settore dei semiconduttori. Grazie a questa mossa, colossi come Intel, TSMC, Samsung e Micron hanno deciso di rafforzare la propria presenza produttiva sul territorio americano.
L’impatto di questa ondata di investimenti non si limita alle fabbriche. Gli effetti sull’occupazione sono già evidenti e destinati a crescere: si parla di 500.000 posti di lavoro creati o supportati lungo tutta la filiera, comprendendo non solo la produzione diretta di chip, ma anche la costruzione di nuovi impianti, la logistica e l’indotto tecnologico. In altre parole, il rilancio della manifattura dei semiconduttori sta diventando anche un motore di sviluppo economico e sociale, con benefici concreti per le comunità locali che ospitano i nuovi stabilimenti.
Questo slancio industriale è una risposta non solo alle esigenze di mercato, ma anche a un contesto geopolitico in rapido cambiamento. Garantire la sovranità tecnologica significa proteggersi da rischi di interruzioni della catena di fornitura e rafforzare la posizione degli Stati Uniti come leader globale in un settore vitale per l’economia del futuro.
📊 Grafico chiave: Projected Increase in U.S. Fab Capacity vs World Average – Pag. 8

Ricerca e sviluppo: il motore dell’innovazione
Uno degli elementi più caratterizzanti dell’industria dei semiconduttori è l’enorme impegno in ricerca e sviluppo (R&D). Nel solo 2024, le aziende statunitensi hanno investito 62,7 miliardi di dollari in questo settore, pari al 17,7% dei ricavi complessivi. Si tratta di una quota altissima se confrontata con la media di altri comparti industriali: basti pensare che solo l’industria farmaceutica destina una percentuale maggiore delle proprie entrate all’innovazione.
Questi investimenti sono la linfa vitale che alimenta il circolo virtuoso dell’innovazione. Più risorse vengono destinate alla ricerca, più velocemente emergono nuove tecnologie, nuovi design di chip, processi produttivi più efficienti e applicazioni in settori strategici come intelligenza artificiale, automotive elettrico, telecomunicazioni avanzate e difesa. È proprio questa capacità di innovare a mantenere gli Stati Uniti in posizione di leadership globale nel campo dei semiconduttori, anche se la produzione fisica negli ultimi decenni si è spostata in Asia.
Tuttavia, il quadro competitivo sta cambiando rapidamente. Paesi come Cina, Corea del Sud ed Europa stanno implementando politiche industriali sempre più aggressive per ridurre il divario con gli Stati Uniti. Attraverso incentivi fiscali, sussidi pubblici e programmi di ricerca nazionali, queste regioni puntano a rafforzare le proprie aziende, rendendole capaci di attrarre talenti e investimenti globali. Questo significa che il primato americano, seppur solido, non è inattaccabile.
La sfida per gli USA, quindi, è duplice: da un lato continuare a investire cifre enormi in ricerca per mantenere il vantaggio tecnologico; dall’altro, aggiornare le politiche fiscali e di sostegno affinché le aziende statunitensi non risultino penalizzate rispetto ai concorrenti internazionali. In un settore in cui l’innovazione corre a ritmi velocissimi, anche piccoli ritardi possono tradursi in perdita di competitività nel medio periodo.
📊 Grafico chiave: R&D Expenditures, U.S.-Headquartered Companies 2001–2024 – Pag. 10

Il design dei chip: un punto di forza ma sotto pressione
Gli Stati Uniti continuano a detenere una posizione di leadership indiscussa nel chip design, cioè nella fase di progettazione dei semiconduttori. Questa è una delle parti più sofisticate e strategiche dell’intera filiera: mentre la produzione può essere delocalizzata, il design resta il cuore tecnologico che determina la potenza, l’efficienza e l’applicazione finale di ogni chip. Aziende come NVIDIA, AMD, Qualcomm e Apple rappresentano eccellenze mondiali in questo segmento, guidando l’innovazione nei settori chiave come l’intelligenza artificiale, il gaming, il mobile e i data center.
Tuttavia, anche in questo campo iniziano ad emergere pressioni crescenti. I costi di sviluppo di un singolo chip avanzato sono lievitati a livelli record, raggiungendo decine, se non centinaia, di milioni di dollari per i progetti più complessi. Questo significa che solo poche grandi aziende hanno le risorse per sostenere investimenti così elevati, riducendo la competitività e aumentando il rischio di concentrazione del mercato.
A complicare lo scenario c’è il tema degli incentivi fiscali. Rispetto ad Asia ed Europa, gli Stati Uniti offrono ancora un sistema meno generoso per quanto riguarda i crediti d’imposta destinati alla fase di ricerca e progettazione. In Corea, Taiwan e Unione Europea, governi e istituzioni stanno potenziando i programmi di sostegno per attrarre talenti e stimolare innovazione. Questo crea un divario che, se non colmato, potrebbe lentamente erodere il vantaggio competitivo americano.
Per questo motivo, molti esperti sottolineano la necessità di ampliare i crediti fiscali non solo alla produzione fisica dei chip, ma anche alla fase di design. Investire in progettazione significa garantire che gli Stati Uniti continuino a guidare le frontiere tecnologiche dei semiconduttori, evitando di essere superati da regioni che stanno accelerando con politiche industriali mirate.
In altre parole, se la produzione è il corpo dell’industria, il design è la mente: senza una mente forte e supportata, anche un corpo robusto non può reggere a lungo.
📊 Grafico chiave: R&D Tax Incentive Rates by Region, 2022 – Pag. 12

Workforce: una sfida di competenze
L’industria dei semiconduttori non è fatta solo di capitali e macchinari all’avanguardia: al centro ci sono sempre le persone. Attualmente il settore impiega circa 345.000 lavoratori diretti negli Stati Uniti, un numero già significativo se si pensa alla complessità delle competenze richieste. Ma le proiezioni per il futuro mostrano chiaramente che questa forza lavoro non sarà sufficiente.
Entro il 2030, infatti, serviranno almeno 67.000 tecnici e ingegneri in più, figure con competenze altamente specializzate in ingegneria elettronica, informatica, fisica dei materiali e robotica avanzata. E il problema non riguarda solo i semiconduttori: nell’intera economia americana mancheranno circa 1,4 milioni di figure STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Questo dato evidenzia un divario strutturale tra la domanda di competenze tecnologiche e l’offerta formativa attuale.
Il rischio è evidente: senza una strategia mirata per colmare questo gap, i grandi investimenti già stanziati – oltre 500 miliardi di dollari – potrebbero non produrre i risultati attesi. Avere nuove fabbriche pronte non basta, se poi mancano i lavoratori capaci di progettarle, gestirle e mantenerle operative.
Per affrontare questa sfida, servono due direttrici fondamentali:
Formazione e istruzione: rafforzare i programmi universitari e tecnici, incentivare le carriere STEM fin dalle scuole superiori, e creare percorsi specifici per i semiconduttori, come già avviene in Corea del Sud o a Taiwan.
Immigrazione qualificata: attrarre talenti dall’estero, semplificando i visti per ingegneri e ricercatori, e trattenendo studenti internazionali formati nelle università americane.
La sfida della workforce, quindi, non è solo una questione di occupazione, ma un vero e proprio fattore di competitività nazionale. Senza un capitale umano adeguato, anche la migliore politica industriale rischia di fermarsi davanti a un collo di bottiglia insormontabile.
📊 Grafico chiave: Projected U.S. Demand for Computer Scientists, Engineers, and Technicians – Pag. 13

Supply chain e competizione globale
Gli Stati Uniti possono ancora vantare una posizione di leadership globale in segmenti chiave della catena del valore dei semiconduttori, in particolare nel design dei chip e nella produzione di macchinari avanzati per la litografia e la manifattura. Tuttavia, il quadro diventa molto più fragile se si osserva la parte produttiva e materiale della filiera.
Gran parte delle materie prime e delle fasi critiche di lavorazione – come la produzione di wafer di silicio, sostanze chimiche specializzate e assemblaggio finale – resta fortemente concentrata in Asia. Paesi come Taiwan, Corea del Sud e Giappone coprono quote dominanti della produzione, mentre la Cina sta investendo massicciamente per ridurre la sua dipendenza esterna e costruire un’industria nazionale autosufficiente.
Questo scenario ha trasformato la competizione da meramente industriale a geopolitica. I semiconduttori sono ormai considerati un asset strategico al pari dell’energia o della difesa, e i governi di tutto il mondo stanno reagendo di conseguenza. La Cina ha lanciato piani da centinaia di miliardi per sviluppare il proprio ecosistema interno, l’Europa ha approvato il Chips Act europeo con l’obiettivo di raddoppiare la propria quota produttiva entro il 2030, mentre la Corea del Sud ha messo in campo incentivi record per consolidare la sua posizione di leader mondiale nella produzione avanzata.
Per gli Stati Uniti, questo significa che la sfida non è più solo mantenere il primato tecnologico, ma anche rafforzare la resilienza della supply chain. Non dipendere da un unico polo produttivo – come Taiwan, oggi cruciale per i chip più avanzati – è una questione non solo economica, ma di sicurezza nazionale. Eventuali crisi geopolitiche, conflitti o interruzioni delle catene logistiche potrebbero avere conseguenze devastanti sull’intera economia globale.
In questo contesto, la partita dei semiconduttori diventa un vero e proprio gioco di potere internazionale, dove le alleanze economiche e strategiche contano quanto gli investimenti industriali.
📊 Grafico chiave: Supply Chain Value Added by Country and Region – Pag. 20

Quote di mercato e domanda globale
Il 2024 ha confermato la centralità degli Stati Uniti nell’industria dei semiconduttori: le aziende americane hanno mantenuto una quota pari al 50,4% delle vendite globali, per un valore di circa 318 miliardi di dollari. Questo dato non è solo un numero: rappresenta il primato tecnologico e commerciale di un settore che oggi è il cuore pulsante dell’economia mondiale.
La domanda globale di chip, infatti, non è trainata più soltanto dai dispositivi elettronici tradizionali come computer e smartphone, ma da nuovi settori in piena espansione. L’intelligenza artificiale (AI) è il driver più potente, con server e data center che richiedono quantità sempre maggiori di GPU e chip specializzati. L’automotive elettrico rappresenta un’altra componente fondamentale: un’auto elettrica moderna utilizza infatti molti più semiconduttori rispetto a un veicolo tradizionale, rendendo questo mercato sempre più strategico. Anche l’industria manifatturiera e industriale nel suo complesso si sta digitalizzando, aumentando il fabbisogno di chip per automazione, robotica e Internet of Things (IoT).
Oggi i chip destinati a computer e AI rappresentano da soli circa il 35% delle vendite globali, a conferma di quanto l’innovazione tecnologica sia ormai strettamente legata alla capacità di produrre semiconduttori avanzati. Questo spiega anche perché la competizione geopolitica intorno ai chip sia così intensa: chi controlla la produzione e il design dei semiconduttori controlla una parte significativa dell’economia del futuro.
Le proiezioni per i prossimi anni sono impressionanti: il mercato globale dei semiconduttori dovrebbe raggiungere i 701 miliardi di dollari già nel 2025, per poi spingersi fino a 1 trilione entro il 2030. Una crescita che riflette la progressiva digitalizzazione di ogni settore economico e che lascia intuire quanto il chip sarà sempre più al centro della vita quotidiana, dall’assistente virtuale in casa fino ai sistemi di difesa nazionale.
📊 Grafico chiave: Global Semiconductor Sales 2001–2025E – Pag. 22

AI come driver di lungo periodo
Se c’è un settore che più di tutti sta ridefinendo il ruolo dei semiconduttori, questo è senza dubbio l’intelligenza artificiale. Un singolo server AI, di quelli utilizzati nei data center delle big tech per addestrare modelli linguistici o gestire reti neurali, può contenere migliaia di chip: GPU ad alte prestazioni, ASIC (circuiti integrati specializzati per compiti di calcolo), memorie avanzate e chip per la gestione energetica.
Questa concentrazione di hardware rende l’AI il principale motore di crescita della domanda futura. Ogni volta che si espande la capacità computazionale necessaria a sostenere applicazioni come chatbot, sistemi di visione artificiale, veicoli autonomi o piattaforme di analisi dei big data, cresce proporzionalmente anche il fabbisogno di semiconduttori. È un fenomeno che va oltre il ciclo tradizionale dell’elettronica di consumo: qui non si tratta più solo di smartphone più potenti o PC più veloci, ma di infrastrutture globali su cui poggeranno intere economie digitali.
Per gli Stati Uniti, questo scenario rappresenta tanto un’opportunità quanto una sfida. Da un lato, la leadership americana nel design di chip AI – basti pensare al ruolo di NVIDIA con le sue GPU – offre un vantaggio competitivo enorme. Dall’altro, senza una filiera produttiva più robusta e resiliente, c’è il rischio che la crescente domanda globale venga soddisfatta altrove, in particolare in Asia, dove la capacità manifatturiera resta predominante.
Ecco perché il report sottolinea che rafforzare la filiera dei semiconduttori è una condizione imprescindibile per mantenere la leadership tecnologica americana. Non basta avere le idee e i progetti più avanzati: serve anche la capacità di trasformarli in chip reali, prodotti su larga scala e pronti a sostenere il boom dell’intelligenza artificiale. In un mondo dove l’AI diventa sempre più centrale, chi controlla i semiconduttori controlla anche la traiettoria dell’innovazione.
📊 Grafico chiave: U.S. Semiconductors Enable AI – Pag. 25

Conclusione
Il report mostra un’industria in rinascita, ma con sfide enormi: workforce, supply chain, concorrenza estera. Gli USA hanno gettato basi solide per un ritorno alla leadership anche produttiva, ma serve continuità nelle politiche fiscali, educative e commerciali.
Buoni investimenti
Salvatore Bilotta



